I festeggiamenti per Don Bosco

La grande festa per San Giovanni Bosco. Di seguito l’articolo riportato sul sito di VercelliOggi.it del 31/01/2021 e l’articolo di InfoVercelli24 del 01/02/2021 in merito ai festeggiamenti presso il nostro Centro di Formazione Professionale.

IL SANTO CHE CERCAVA UN CORTILE

Due giorni tutti per San Giovanni Bosco al Belvedere – Ospiti d’onore l’Arcivescovo Marco Arnolfo e Don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano – Il filmato di un’ora, con le omelie ed i canti – LA GALLERY
due canti che sono il simbolo del carisma salesiano. Il primo è moderno: “Siete tutti ladri, ragazzi miei, non ho più il mio cuore, ce l’avete voi” che è la cifra di una vocazione e di una missione. Conclude il documentario il celeberrimo “Don Bosco Ritorna”.

Il video di quasi un’ora che documenta i due giorni di fede, spiritualità e – soprattutto – allegria veramente salesiana vissuti a Vercelli il 30 e 31 gennaio, si inizia e conclude con due canti che sono il simbolo del carisma salesiano.

Il primo è moderno: “Siete tutti ladri, ragazzi miei, non ho più il mio cuore, ce l’avete voi” che è la cifra di una vocazione e di una missione.

Conclude il documentario il celeberrimo “Don Bosco Ritorna”.

Due celebrazioni, in questi due giorni che – diciamolo subito – sono state animate da cantorie (quella “Senior” e quella dei giovani, veramente brave e preparate).

La musica ed il canto, del resto, hanno tanto posto nel magistero della Congregazione, come in quello illustrato dalle Suore Figlie di Maria Ausiliatrice.

Parlare dei salesiani e del loro Santo fondatore, San Giovanni Bosco, non è difficile, soprattutto per gente piemontese.

Lo fanno in modo veramente magistrale, nelle due omelie che riuniamo nella prima parte del video, Mons. Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli e Don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano.

Integrali, nel video, entrambi gli interventi.

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L’Arcivescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica di sabato 30 gennaio alla Parrocchia del Sacro Cuore, al Belvedere.

Il Presule non ha mancato di ricordare quell’episodio che ebbe per protagonista il Santo. Aiutò un suo ragazzo di 16 anni a trovare lavoro in un’officina della Torino paleo industriale.

Ma non lo lasciò con quel padrone, appunto, “ottocentesco”, senza prima avere ottenuto per lui condizioni umane di lavoro.

Il lavoro, prima occasione di riscatto, integrazione, realizzazione ed integrazione della persona umana.

Se, a sua volta, umano.

La lettura del Vangelo di San Marco (1,21-28) del resto, era proprio lì, a ricordarci cosa significhi davvero essere autenticamente “autorevole”.

Dal latino “augere”, accrescere; per traslazione: aiutare a crescere.

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Poi, l’ospite d’onore di questa mattina, domenica, memoria liturgica di San Giovanni Bosco, Don Bruno Ferrero, scrittore di fama internazionale e Direttore del Bollettino Salesiano, il mensile diffuso in 134 Paesi nel Mondo, l’Organo ufficiale della Congregazione.

Mirabile omelia, che mette a contatto i fedeli appartenenti alle tre Parrocchie rette da Don Augusto Scavarda e dalla Comunità salesiana di Vercelli (Belvedere, Isola, Caresanablot), la Comunità Vercelli Nord, o – per curiale precisione, zona pastorale 18 – con quattro verità fondamentali.

La prima.

Il punto preciso dove sia nato Giovanni Bosco non è storicamente noto.

Ma è un fatto storicamente acquisito che, nella Torino del contrasto drammaticamente stridente tra ricchezza e povertà, abbia cercato un posto dove riunire, ospitare, educare, dare un futuro ai ragazzi più poveri e soli.

Una strada stretta e difficile, perché la frattura sociale era ampia, non attenuata da una borghesia già rinunciataria che, ancor prima di identificarsi in un segmento sociale, si accontentava di ridursi a stato d’animo.

Nella completa assenza di qualsiasi altro luogo di attenuazione delle differenze, dei contrasti, delle diseguaglianze e, infine, del dolore che tutto ciò portava, Don Bosco cercò “un cortile”, un luogo fisico dove radunare i derelitti, il simbolo di un’accoglienza, si direbbe oggi, “in sicurezza”, al riparo dai predatori, che avevano mille volti.

Accoglienza che poi si sarebbe fatta non solo sussistenza, ma, come abbiamo visto, istruzione, educazione, formazione professionale, avviamento al lavoro.

Lavoro che, come avrebbe molti anni più tardi insegnato Giovanni Paolo II nella sua prima Enciclica “sociale”, la Laborem Exercens, non può abbandonare l’orizzonte di senso della promozione umana: “Il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso, il suo soggetto”.

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La seconda verità.

Qual è il “nocciolo” dell’esperienza educativa di Don Bosco?

L’amore.

Il canto “Siete tutti ladri…” ce lo ricorda, ma con parole davvero ispirate – che possiamo sentire integralmente nel video – Don Bruno ci “sminuzza” il concetto in modo accessibile.

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Con il terzo richiamo, si affronta una delle maggiori difficoltà della modernità.

L’amore non è “buonismo”, è fatto di cura, attenzioni, preoccupazione per il bene dell’altro.

Con realismo profondamente radicato nel quotidiano Don Bruno evoca la domanda, cruda, rivolta da una bimbetta di sette anni alla mamma, così occupata dal mondo: “Se ti do tanto fastidio, perché mi hai fatta?”.

Tutta l’esperienza, la vocazione, la storia salesiana, è lì a dire, invece, che i bambini, i ragazzi, i giovani, sono doni di Dio affidati a noi.

Sono la cosa più importante che possa “occuparci”.

Ce ne dobbiamo ricordare quando – con allusività semantica forse involontaria – diciamo di essere “presi”, “occupati”.

Sono occupato.

Ma qual è la potenza nemica che ci occupa, il ladro che ci prende?

Ha un nome antico.

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Infine, quello forse fondamentale, tra questi quattro “link” suggeriti da Don Ferrero.

Il coraggio.

Il coraggio di andare avanti.

Di sé e delle proprie opere, Don Bosco diceva che fossero nate “sotto le bastonate”, progredite allo stesso modo e continuassero così, sempre sotto le bastonate.

Non ebbe mai nulla di facile, niente potè iniziare avendo già un “business plan” rassicurante, i conti in ordine.

Diceva che le cose, se fossero state riconosciute utili da Dio, sarebbero andate avanti con i doni della Provvidenza.

E se non fossero state ritenute utili, sarebbe stato ancor meno utile che fossero rimaste.

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Così, toltosi il peso, l’ansia, la paura del futuro, gli fu evidentemente possibile affrontare ogni cosa senza perdere l’allegria, anzi riuscendo ad infondere ottimismo – per tanti diseredati, forse la prima occasione di conoscere un po’ di spensieratezza – tanto che San Domenico Savio potè insegnare che “qui da noi, la santità consiste nello stare molto allegri”.

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Ma… c’è un “ma”.

Sempre, quando contempliamo la stupefacente realtà salesiana, questo pensiero ritorna a farsi vivo.

Sono 134 i Paesi del Mondo in cui ci sono preti salesiani, suore Figlie di Maria Ausiliatrice.

Più di 14 mila preti e 11 mila suore.

Un numero enorme di istituti di formazione professionale e sterminato di allievi.

Ebbene, quando guardiamo a tutto questo, non dobbiamo mai dimenticare che nulla di tutto questo ci sarebbe, senza cose che possono apparirci in tutta la loro minorità.

Ce ne rendiamo conto meglio se ci rechiamo al Colle Don Bosco, dove più netto è il contrasto tra la casetta da dove partirono, il Santo e la mamma, alla volta di Torino e la maestosa basilica edificata molti anni più tardi.

Ebbene, quelle cose minime, da cui nacque tutto, furono un bambino di nove anni ed un avverbio.

Un bambino ed un avverbio breve che sta tutto in due lettere.

Un bambino e un sì.

E’ onnipotente, ma senza il sì di un bambino, Dio non avrebbe potuto fare nulla di tutto quello che si è visto in questi 150 anni e più.

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Due piccole cose senza le quali Dio non avrebbe potuto fare nulla di tutto quello che vediamo.

Senza le quali decine di migliaia di ragazzi sarebbero rimasti abbandonati in un mondo ingrato.

Se in quel piccolo cuore non fosse zampillato un sì, non si sarebbe liberato l’oceano di amore e di azione che irrorato il mondo, che l’ha – almeno un po’ – reso migliore.

E’ vero, la chiamata a realizzare la volontà di Dio si può manifestare in tanti modi: la risposta, però, è una sola.

Foto Gallery Vercelli Oggi

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Cnos Fap: dopo la grande festa

Le immagini, le toccanti parole di Don Pietro Urbinis e soprattutto Don Bosco

Dopo la trasmissione di venerdì un mio collega di cui non faccio il nome ma cito solo le iniziali, PP, mi ha inviato una bellissima mail che concludeva con questa frase: “Pensa in quante famiglie è entrato ed entrerà il nome di Don Bosco e della Sua Opera di Vercelli. Grazie!”

Aggiungo che tra sabato e domenica con alcuni amici abbiamo contribuito a portare anche la musica del nostro Don Bosco in tanti posti vicini e lontani.

E’ stata proprio una bella festa perché con Don Bosco la vita è sempre festa, è canto,è fremito di gioia…

Ecco dunque le immagini della giornata e, sotto, la bellissima e commovente omelia che don Pietro Urbinis ha tenuto il 31 gennaio 2021 presso l’istituto delle suore FMA di Vercelli.

Flavio Ardissone

Se c’è un inno nella storia della musica che più di ogni altro si può dire adatto a Don Bosco è l’inno alla gioia di Beethoven, perché Don Bosco è realmente il re della gioia. Ancora semplice fanciullo e pastorello ai Becchi creava pomeriggi ricchi di serenità e di gioia per grandi e piccini con i suoi giochi di prestigio, sempre accompagnati da una preghiera e il richiamo all’omelia udita durante la S. Messa.

Quando nell’autunno del 1831 a 16 anni lasciò la sua casa paterna ai Becchi per scendere a Chieri e frequentare le scuole superiori per poi entrare in Seminario, fondò tra i suoi amici, la Società dell’allegria.” Il nome fu indovinato – scrisse nelle sue memorie -, perché ognuno aveva l’impegno di organizzare giochi, tenere conversazioni, leggere libri che contribuissero all’allegria di tutti. Era vietato tutto ciò che produceva malinconia, specialmente la disobbedienza alla legge del Signore”. Il programma della società era condensato in due soli articoli: Nessun discorso, nessuna azione che non siano degni di un cristiano e esattezza nei doveri scolastici e religiosi. Divenuto sacerdote, D. Bosco fu sempre un diffusore di allegria, di gioia e di ottimismo.  Famose sono alcune sue espressioni: “Stai allegro, fa’ tutto il bene che puoi e lascia cantare gli uccelli del cielo”. “Cuor contento il ciel l’aiuta”;

“Stai allegro, il demonio ha paura della gente allegra “. “Serviamo il Signore in allegria”. Come Direttore spirituale di tanti giovani, il primo consiglio che dava loro era quello di essere allegri. Ce lo ricorda Domenico Savio:” Noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri”. Per questo i ragazzi stavano bene accanto a Don Bosco. “Mi voleva bene “ricordavano tutti i ragazzi.

 D. Bosco non solo esortava a stare allegri, ma era lui stesso a creare  occasioni continue di gioia e di allegria per i suoi ragazzi: stupende passeggiate autunnali per le colline del Monferrato con la banda in testa, ricreazioni vivacissime in cortile, di cui lui era il principale animatore ( giocò con i suoi ragazzi finche l’età, la salute e i numerosi impegni non glielo impedirono), il teatro, la musica ( <Un Oratorio senza musica è come un corpo senz’anima>- diceva e -<Non porre impedimenti alla musica>), le feste: tutto era organizzato per creare gioia e allegria e tenere lontano il male e il peccato. Per questa sua disposizione sapientemente coltivata, i ragazzi, appena lo vedevano, gli si affollavano intorno. Lui aveva sempre una battuta pronta per tutti. Ad un ragazzo che aveva il muso lungo D. Bosco sorridendo gli chiedeva: “Al tuo paese la luna piena è grande come a Torino?” E immancabilmente il sorriso tornava sulle labbra del ragazzo Ad un altro che gli aveva posto una domanda ingenua gli rispondeva in piemontese.” T’se propi ‘n fa fiuché (sei proprio uno che fa nevicare!”).. Anzi correva nell’oratorio la voce che quanto più D. Bosco appariva allegro, tanto più grandi erano le preoccupazioni e i fastidi che lo assillavano. L’ottimismo e l’umorismo sono senz’altro segni particolari della sua personalità:

” Coraggio! Un pezzo di Paradiso aggiusta tutto” – era solito dire a chi vedeva triste, imbronciato o giù di corda. E ai suoi ragazzi:” Correte, giocate saltate, purché non facciate peccati”. Scriveva ai suoi giovani da Roma:” Uno solo è il mio desiderio: vedervi felici nel tempo e nell’eternità:” Al termine della sua vita terrena, queste parole condensano il cuore del suo messaggio ai giovani di ogni epoca e di tutto il mondo. nel tempo e nell’eternità”. Essere felici, come meta sognata da ogni giovane, oggi, domani, nel tempo. Ma non solo. Nell’eternità è quel di più che solo Gesù e la sua proposta di felicità, la santità appunto, sa offrire. E’ la risposta alla sete profonda di “per sempre “che brucia in ogni giovane. E non solo in ogni giovane.

Le radici dell’allegria di Don Bosco, infatti, e il desiderio di essere sempre e dovunque portatore di gioia affondavano saldamente in una Persona, una persona con la P maiuscola, della quale parlano quattro libretti, che unici al mondo portano tutti lo stesso titolo: “La lieta notizia”. E Gesù è questa lieta notizia, questa Persona con la P maiuscola, che è vicino a ciascuno di noi, cammina con noi, soffre e gioisce con noi, fatica con noi ogni giorno in casa, a scuola, sul lavoro, vuol vivere la sua vita con noi, condividendone tutti gli aspetti lieti o tristi, donandoci ad ogni occasione il suo aiuto, il suo incoraggiamento, la sua forza, il suo sorriso. Per questo vale sempre l’esortazione di S. Paolo: “Siate lieti, ve lo ripeto, siate lieti: il Signore è vicino”.

Gesù è la ragione e il fondamento della nostra gioia: egli che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato e della morte, e ad aprirci le vie della salvezza eterna.

Gesù è la nostra gioia: da Lui l’attingiamo per diffonderla attorno a noi e formare un cerchio di gioia.

L’esempio di Don Bosco sempre sereno, ottimista, ricco di speranza e il suo insegnamento ci sono certamente di stimolo e di incoraggiamento in questo brutto momento di pandemia che stiamo attraversando. Anche lui è passato attraverso giorni e periodi di difficoltà, di dolore, di sofferenza, di perdita e di distacco da persone care. Eppure non ha mai perso la speranza, perché era fermamente convinto nella presenza, nella vicinanza e nell’aiuto consolatore del Signore e della Madonna, che, nonostante tutto, non ci abbandonano mai. Era convinto che con le rose ci sono le spine, ma che con le spine ci sono sempre le rose e che, per dirla col Manzoni, Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne una più certa e più grande. Affidiamoci allora alla sua intercessione per rinnovare in noi la fiducia e la speranza nel Signore, vincitore del peccato, del male e della morte. Non lasciamoci mai rubare la speranza, come ci augura Papa Francesco; anzi cerchiamo di essere anche noi portatori di gioia, serenità, ottimismo e speranza per chiunque incontriamo. Come dice il nostro Rettor maggiore nella strenna di quest’anno:” Siamo luci che invitano alla speranza con la testimonianza del nostro vivere, trasmettiamo la felicità nel modo semplice, ma autentico di vivere la nostra fede”

Don Pietro Urbinis

Foto Gallery Info Vercelli 24

Primo incontro del percorso Community Lab – Vercelli

Nella serata di Venerdì 22 gennaio, tramite un collegamento online, si è svolto il primo incontro del percorso di Community Lab, presso l’Istituto salesiano di Vercelli.
I rappresentanti delle varie anime dell’Opera Salesiana di Vercelli (Centro di Formazione Professionale, Parrocchie S. Antonio, S. Cecilia, Sacro Cuore e Oratorio Belvedere) si incontrano davanti a uno schermo, in modalità informatica ma non informale, per dare il via a una delle azioni del Progetto Labs to Learn: il Community Lab.
Martina e Veronica di ON Impresa Sociale aiutano con competenza.

Di seguito il report dell’incontro:

Primo step
Una parola che racconti una azione compiuta nella nostra Opera in tempo di pandemia. Incontro, aiuto, partecipazione, creatività, unione, collaborazione, essenzialità, disponibilità, accompagnamento, crescita, presenza, ascolto, cambiamento, rete, famiglia, … sono termini che ritroviamo nella nostra Comunità. La nostra azione in questo periodo non è stata semplice, ma queste parole evidenziano il nostro atteggiamento positivo.

Secondo step
Quale problema, nella situazione presente, incontriamo nell’educare. Parecchie criticità: Difficile far intravedere un futuro bello. Come costruire adesso il futuro bello che mi aspetto. Tante persone sembra che non ci credano. Educare è lavoro continuo, il fattore tempo è da tenere in considerazione. A volte non è facile, né così scontato. Messaggi che arrivano dal mondo esterno in antitesi ai valori che proponiamo.
Come coinvolgere al meglio le famiglie nell’azione educativa. L’individuazione di una persona che si senta riconosciuta in un gruppo/comunità, con la quale creare una relazione motivante. Il diffuso individualismo non aiuta.

Criticità che si proverà ad affrontare durante il cammino intrapreso con il Community Lab, ma che vengono già illuminate dalla consapevolezza, espressa in un intervento nel corso dell’incontro, che nel lavoro insieme si trovano le risposte, anche in un contesto complicato come quello di questa serata così caratteristica: non è cosa scontata vedersi il venerdì sera in uno schermo che non facilita la comunicazione interpersonale.

A tratti si percepisce il freno che rallenta la condivisione delle proprie considerazioni. Questo primo incontro termina con l’appuntamento che ci diamo per venerdì 19 febbraio, sperando in presenza e non online, per provare a dare qualche indicazione di soluzione alle criticità emerse nella seconda parte dell’incontro. Ognuno arriverà preparato, perché avrà provato a raccontare, nero su bianco, un episodio significativo in cui abbiamo percepito di aver educato qualcuno.

Famiglia Salesiana in festa per Don Bosco – 2021

Non ci mancavano le idee per festeggiare adeguatamente, sempre alla nostra maniera, il nostro santo don Bosco: incontri formativi, celebrazioni, feste conviviali, incontri con personalità, tavole rotonde arricchite da esperti di vario genere, spettacoli teatrali e di arte varia per esaltare il bisogno di protagonismo, e chissà quant’altro, per restare fedeli a una formula linguistica entrata ampiamente in uso.

A causa di indicazioni restrittive penalizzanti, ma che siamo, nostro malgrado, disposti ad osservare, ci vediamo costretti a ridurre numericamente le nostre proposte animative volte a sottolineare il nostro affetto per don Bosco.

Restiamo comunque convinti che l’esiguità, rispetto al passato, delle iniziative messe in campo dalla Comunità Educativa Salesiana di Vercelli non contribuirà a raffreddare l’affetto e l’amore di tantissimi giovani e delle loro famiglie per questo straordinario Maestro di santità e di metodologia educativa.

PROGRAMMA FESTA DI DON BOSCO 2021

  • 24 domenica

    10:30 S.Messa della Famiglia Salesiana – presiede don Gian Franco BRUSA – exallievo salesiano.

    Parrocchia Sacro Cuore – Corso Randaccio 20

  • 29 venerdì

    Preghiamo con la Strenna 2021 – Anima l’incontro suor Carmela BUSIA

    Istituto Sacro Cuore FMA – Corso Italia, 106

  • 30 sabato

    S.Messa per la Comunità Pastorale 18 – presiede il Vescovo don Marco ARNOLFO

    Benedizione e distribuzione del PANE di Don Bosco

  • 31 domenica

    S.Messa per la Città – presiede don Bruno FERRERO – direttore del Bollettino Salesiano

    Benedizione con la reliquia

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Attività natalizie: le esperienze vissute

Diverse sono state le iniziative che hanno coinvolto il nostro oratorio nella preparazione al Santo Natale.

I ragazzi del gruppo biennio e triennio ed il gruppo giovani hanno vissuto una giornata di ritiro sabato 19 dicembre; l’incontro è stato guidato da don Alessandro Basso, volto ben conosciuto dai nostri ragazzi, che ha proposto alcune riflessioni sul tema della promessa a partire dalla prima lettura dell’ultima domenica di Avvento.

Nella mattinata a partire da alcuni immagini che potessero far riflettere sulla promessa che Dio fa a Davide, sulle promesse non sempre positive che ci vedono coinvolti e sull’importanza di lasciarsi costruire dalle promesse che Dio fa nella nostra vita, sono state proposte diverse attività fra le quali cercare su internet alcune buone notizie; un’animatrice così la descrive:

“le prime notizie che comparivano erano legate all’emergenza Covid, ma la bellezza è stata proprio ricercare notizie diverse e scoprire argomenti importanti di cui ultimamente non si sente parlare”.

Dopo il pranzo condiviso in allegria ed un meritato momento di svago, la giornata è ripresa con tre testimonianze che hanno permesso di vedere sfumature diverse della promessa e soprattutto cogliere come la promessa di Dio si realizzi nella nostra vita.

La celebrazione della confessione e della S. Messa hanno concluso una intensa giornata, che ha permesso ai ragazzi di ritrovarsi insieme e di vivere in pienezza la preparazione al Natale.

I ragazzi del catechismo si sono invece ritrovati online ad hanno provato a rispondere alla domanda: quale personaggio del presepe vorresti essere? Attraverso disegni e altre tecniche i ragazzi hanno poi realizzato il personaggio scelto.

Non è mancata un’entusiasta partecipazione anche all’ormai tradizionale concorso presepi che ha visto accanto a tradizionali presepi, anche originali realizzazioni con materiali diversi.

Terminate le festività natalizie i nostri giovani non si fermano…ma sono già all’opera per prepararsi alla festa di don Bosco.!

CFP Vercelli : open day in arrivo… 9 gennaio 2021

Open Day in arrivo al Don Bosco di Vercelli il 9 gennaio 2021 per i ragazzi e le ragazze “dopo la terza media”.

Per informazioni rivolgiti alla segreteria di Corso Corso Randaccio, 14 a Vercelli
Tel. +39 0161 257705
email: segreteria.vercelli@cnosfap.net

Gli auguri di un Santo Natale, di don Leonardo Mancini, Ispettore dei Salesiani di Piemonte Valle d’Aosta e Lituania

Don Leonardo Mancini, Ispettore dei Salesiani di Piemonte Valle d’Aosta e Lituania, per questo Natale ha desiderato fare gli auguri con un messaggio video rivolto ai confratelli, ai laici corresponsabili nella missione, ai membri della Famiglia Salesiana ed ai giovani tutti.

Pubblicato il bando di selezione per operatori volontari di servizio civile 2021

Il BANDO DI SELEZIONE PER OPERATORI VOLONTARI DI SERVIZIO CIVILE 2021 è stato pubblicato.

Salesiani per il Sociale APS in Piemonte e Valle d’Aosta mette a disposizione 144 posti per i giovani tra i 18 e i 29 anni in 8 progetti su 57 sedi. Gli ambiti di intervento dei progetti si svolgono con bambini, ragazzi e giovani e si sviluppano nelle aree di ASSISTENZA E INCLUSIONE SOCIALE – EDUCAZIONE E ANIMAZIONE – FORMAZIONE – DOPOSCUOLA – PROMOZIONE CULTURALE.

Alcune informazioni di base per partecipare al Bando:

  • C’è tempo fino al giorno 8 febbraio per candidarsi.
  • Candidature ESCLUSIVAMENTE ONLINE su piattaforma DOL.
  • E’ necessario munirsi di SPID.
  • L’avvio presunto è in aprile 2021.
  • Età 18 -29 anni non compiuti al momento della presentazione della domanda.

Verranno realizzati degli Infoday online di presentazione dei progetti e si offrirà un tutoring online individuale per l’orientamento:

Concorso di Presepi 2020

Al via la nuova edizione del Concorso di Presepi da parte della comunità pastorale di Vercelli. Il concorso è iniziato il 13 dicembre, con lo spirito di coinvolgere grandi e piccoli, diversamente da quanto proposto gli scorsi anni.

Per partecipare è sufficiente inoltrare l’immagine del proprio Presepe tramite Whatsapp. Di seguito il testo di presentazione del concorso e la locandina con tutte le informazioni utili:

È iniziato domenica 13 dicembre il concorso presepi per il Santo Natale 2020; quest’anno l’iniziativa è rivolta non solo ai ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado, ma anche ai giovani o agli adulti che vogliano inviare le foto dei loro presepi.
L’iniziativa si ripete già da qualche anno riscuotendo successo fra i ragazzi; non vuole essere solo una gara (anche se certo ci saranno dei vincitori), ma soprattutto occasione per creare nelle proprie case il “mirabile segno del presepe”, come lo definisce Papa Francesco nella sua Lettera Apostolica Admirabile Signum, e per offrire una possibilità di meditazione sul mistero dell’Incarnazione che a Natale si compie.

 

Community Lab: la parola dell’esperto

Emanuele Fusi, pedagogista ed esperto di educazione, riassume la situazione attuale del percorso di community lab in questo video sintesi in cui racconta le peculiarità dell’incontro tra formatori esterni e la comunità: le scoperte e le sorprese che ne derivano. In attesa di ulteriori aggiornamenti si propone, di seguito, il video.

Emanuele Fusi – Pedagogista

Evento di apertura del progetto Labs to Learn

Per chiunque se lo fosse perso, ricordiamo l’evento di apertura del progetto ‘Labs to Learn‘ attraverso degli estratti dei momenti salienti della giornata. Le tematiche proposte durante l’evento di apertura diventeranno una base importante per la realizzazione del progetto.

“Labs to learn” è stato avviato il 12 ottobre. Riteniamo importante coinvolgere le diverse comunità interessate per raccontare le azioni progettuali ed evidenziare il tratto distintivo dei dispositivi che abbiamo immaginato per favorire l’apprendimento e l’inclusione sociale.
Nel contempo, desideriamo offrire una breve occasione di confronto e di riflessione sulla situazione giovanile, tra scuola, povertà educativa ed opportunità di crescita.

(Alessandro Brescia – Responsabile progetto)

Di seguito alcune pillole per rivivere i momenti salienti della giornata:

 

Valentina Bellis – Responsabile Azioni e Territori

Metodo di studio e Comunità.

“Un progetto sfidante! Sfidante perché in questo momento in cui abbiamo iniziato a lavorare sul metodo di studio e sulla comunità ci rendiamo conto di come questo modello debba essere implementato.”

Alessandro Brescia – Responsabile di progetto

Monitoraggio e valutazione.

“Un progetto molto articolato che si svilupperà su tre anni e che richiederà quindi un monitoraggio molto puntuale; perché l’ambizione del progetto è anche quella di misurare la bontà e l’efficacia delle azioni messe in campo.”

Rosita De Luigi – Docente universitaria presso UNIMC

Monitoraggio.

“L’università di Macerata diventa partner di questo progetto per seguire e per tracciare la filiera delle riflessioni educative-pedagogiche che saranno messe in campo e le prassi che riusciremo a sviluppare.”

Francesco profumo – Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo

Guardare oltre.

“Il futuro significa guardare alle nuove generazioni e quindi pensare a progetti educativi che ci consentano nel corso degli anni di formare i ragazzi verso quelle che saranno le sfide del futuro.”

Lorenzo Benussi – Chief Innovation Officer Fondazione per la scuola

Don Leonardo Mancini – Ispettore Salesiani Piemonte e Valle d’Aosta

Riconessioni.

“Un progetto molto articolato che si svilupperà su tre anni e che richiederà quindi un monitoraggio molto puntuale; perché l’ambizione del progetto è anche quella di misurare la bontà e l’efficacia delle azioni messe in campo.”